Esistono rose senza spine?

Esistono rose senza spine?

6 Maggio 2023 0 Di kairosmag

Ebbene sì, esistono: le rose cosiddette “bourbon”, dai colori sgargianti. 

Eppure la regina dei fiori, la classica rosa rossa, possiede delle pungenti spine che inevitabilmente ci pongono in uno stato di allerta, per evitare di venire punti: un fiore ingannevole, tanto bello quanto subdolo. 

D’altronde “non c’è rosa senza spine”, o almeno questo è ciò che il proverbio insegna: tutto ciò che appare bello nasconde delle insidie. 

Questo concetto può essere associato a diversi contesti ben più estesi e lontani dalla mera bellezza estetica, ad esempio alla fatica nel raggiungere una meta: scalare una montagna è difficile ma resisti perché sai che raggiungerai una vista mozzafiato.

Maggio è il mese in cui sboccia questo fiore ambivalente, i bei petali rossi in contrasto con il cruccio degli aculei; maggio è il mese che si trova a “metà strada”, in quel periodo dell’anno in cui i primi risultati di un lavoro iniziato in autunno germogliano e quando è di nuovo possibile trascorrere delle giornate all’aperto in cui veniamo scaldati dai primi raggi di sole. 

E le spine? Risultati all’orizzonte che improvvisamente si allontanano; quei momenti in cui il timido sole di maggio si nasconde, lasciando spazio ad un freddo invernale che volevamo dimenticare. Ed è in quei momenti che risuona il proverbio, che le cose gradite sono accompagnate da difficoltà, che per cogliere la rosa devi saper accettare le sue spine; giustifichi la tua rassegnazione: in fondo è come dice il proverbio.

Tuttavia, è sempre giusto accettare di essere punti? È sempre giusto soffrire o sopportare per poter godere infine del lato bello delle cose? La rosa racchiude, nelle sue fattezze, una verità assoluta che va solo compresa ed accettata? Eppure non sempre è necessario: esistono le bourbon, rose bellissime, innocue e facili da cogliere; traguardi immediati, strade spianate da intraprendere per scansare la fatica ed i dolori.

Allora perché, tra le rose, la regina indiscussa è la rosa rossa, la bella e pungente? Forse proprio perché è difficile da cogliere. 

Credo quindi che si debba essere pronti a tenere duro di fronte alle prove della vita e la figura della comune rosa si presta divinamente a tale riflessione: immediato è il risultato nello scegliere la strada più facile, ma vuoi mettere la soddisfazione nell’essere riuscito a raggiungere mete lontane e risultati positivi con le tue sole forze? La soddisfazione nel poter dire: “ne è valsa la pena”!

Dire quindi di sì alle prove della vita, se sono quelle che ci fanno scoprire vulnerabili, quelle che spesso ci ledono e solo quelle che procurano ferite come finestre aperte da cui entra luce, che permettono di andare a fondo per scoprire la bellezza in noi stessi; dire sì solo se il dolore diventi veicolo di comprensione; dire di sì a patto che ci si ponga un limite: mollare la rosa se si inizia a sanguinare. 

Ringrazio quindi Deby, la caporedattrice di Kairós, che mi ha concesso di scrivere l’editoriale di Maggio: grazie a te che rappresenti ed accompagni un gruppo di persone curiose ed appassionate che, proprio questo mese, si trova a metà strada di un percorso iniziato in autunno, quando hai ampliato questa realtà accogliendoci con entusiasmo. 

Concludo invitandovi a leggere gli articoli dell’editoriale mensile iniziando da quelli del mitico Francesco Saletta: in primis un report su quello che lui stesso ha definito “un percorso di fede, di distruzione e ricostruzione che a metà strada si ferma per rinascere in un altro luogo”; sempre il buon Francesco, immancabilmente sul pezzo, ha ben pensato di trattare anche le spine: quelle che vanno accuratamente tolte dal pesce stocco per la ricetta del mese! 

Dulcis in fundo, anche le affascinanti storie riportate da Deborah (Deby) Serratore attorno alla figura di San Bruno, fondatore dell’ordine dei certosini che, venuto dalla Germania, costruì “il suo deserto ricco di umanità” nel cuore della Calabria: Serra San Bruno; proprio qui sgorgano le acque del “piccolo Gange della Calabria” attorno al quale aleggiano diverse leggende: acque in grado di alleviare le ferite ed i dolori dell’animo. Ci proporrà inoltre la sua personale intervista all’esperantista Brunetto Casini tenutasi durante il festival degli esperantisti a Palmi il mese scorso: una lingua, l’esperanto, che nonostante i tanti no ricevuti, si è dimostrata e continua a dimostrarsi un veicolo di trasmissione straordinario per facilitare l’approccio verso lingue ed etnie diverse; verranno riportate le parole di Casini su un cammino affatto semplice ma che, ad ogni traguardo raggiunto, ha dimostrato che ne è valsa la pena.

Domenica Maio