San Fantino Juniore o L’egumeno

San Fantino Juniore o L’egumeno

29 Aprile 2022 0 Di kairosmag
Piccola e antica chiesa di San Leonardo di Orsomarso (Cs

San Fantino Juniore o il Monaco nato a Taureana nel 927 a. C. e morto a Tessalonica in Grecia nel 985 a.C., sappiamo che il suo culto incominciò a spargersi nell’Italia greca dal 980 circa.“ …nacque in una località della Calabria vicinissima alla Sicilia” nel 927 da Giorgio e Vrienna, ricchi possidenti dotati di grandi virtù. Secondo la consuetudine del tempo il bambino fu offerto al Signore nella chiesa di San Fantino il Vecchio e all’età di otto anni (nel 935 circa) e fu affidato a Sant’Elia lo Speleota nella grotta di Melicuccà per essere avviato alla vita monastica. Dopo aver seguito per cinque anni gli insegnamenti dello Speleota ricevette da lui l’abito dei novizi e rimase per vent’anni a Melicuccà (fino al 955 circa), fino alla morte di sant’Elia. Nel convento di Melicuccà, esercitando prima l’umile incarico di cuoco e poi quello della custodia della chiesa, si trasferì nella regione del Mercurion trascorse diciotto anni di vita eremitica (fino al 970 circa) in perfetta solitudine, lottando contro le frequenti insidie del demonio

Ritornato al monastero di Melicuccà, fondò un monastero femminile dove accolse la madre Vrienna e la sorella Caterina. Fondò poi un altro monastero maschile, dove accolse il padre Giorgio e i suoi fratelli Luca e Cosma. Ritornò quindi alla vita eremitica, lasciando al fratello Luca alla direzione del monastero, di tanto in tanto ritornava a visitare i nuovi fratelli, fra i quali: Giovanni, Zaccaria, Nicodemo e Nilo.

Ripresa la vita conventuale, il San Fantino continuò a vivere nello spirito della penitenza. Trascorreva lungo tempo senza prendere cibo ed era spesso in estasi. Il Santo, “poiché la gente in massa affluiva a lui di continuo, al pari di uno sciame, e non gli permetteva di godere senza disturbo il bene della solitudine”, si recò al santuario di San Michele al Gargano, che raggiunse dopo 18 giorni di cammino “sotto il freddo e il caldo per lo più senza mangiare né bere”. 

Una notte, ebbe una terribile visione che non volle comunicare a nessuno perché erano “cose assolutamente indescrivibili”. Poi “gettato via il saio se ne andò nudo per i monti”.

Affresco, Chiesetta di San Leonardo di Orsomarso (Cs), abbastanza rovinato ma ancora visibile nella sua bellezza si leggeva ancora la data in caratteri romani: A. D. CCCCXI dipinto nel lontano 1411. Si tratta di San Fantino il monaco o l’egumeno vestito in modo rinascimentale con un libro in mano e, non si comprende se nell’altra mano ha una palma o una penna. Una palma, simbolo del martirio, non poteva essere perché morto in Grecia a Salonicco nel X sec. Ma anche perché accanto c’era un altro affresco che raffigurava sua madre Vrienna.

 

Continuando a vivere in solitudine e in penitenza “senza mangiare e senza alcun vestito si nutrì di erbe selvatiche e di niente altro”. Quando i monaci lo ritrovarono lo riportarono al monastero. Nel monastero, San Fantino Juniore fu visitato da San Nilo, il quale raccontò una visione di angeli risplendenti e di demoni, “fitti più di sciami di api”, che lo riempirono “di timore e di orrore”. Infine, trasportato “in una regione risplendente di luce”, ebbe la visione dei beati e l’incontro con i genitori. Tornato in sé il Santo concepì “un totale disprezzo per le cose del mondo”, sentì “echeggiare un inno ineffabile, incessante, di cui non ci si può saziare” e vide sfavillare “un fuoco straordinario”, che lo riempì “di divino furore”. Seguì la vista dell’inferno, “luogo pieno di fumo maleodorante, privo di luce”, popolato di dannati che “sospiravano dal profondo con infiniti lamenti”. 

Dalla vita di San Nilo si ricavano numerose notizie intorno a San Fantino. Un particolare affetto, ispirato dalla santità e dalla carità fraterna, legava San Fantino a San Nilo, dal quale era corrisposto con filiale amorevolezza. Sembrava di vedere in essi la medesima unione di spirito che aveva unito gli apostoli Pietro e Paolo e i santi Basilio e Giorgio. Spesso insieme essi commentavano ai monaci la Sacra Scrittura.
San Fantino, avendo sentito che San Nilo era affetto da un grave male alla gola, si recò nella sua grotta per visitarlo e lo persuase a seguirlo nel monastero per prestargli le cure necessarie. Un altro giorno San Nilo, essendo molto sofferente per le percosse che gli erano state inflitte dal demonio e che gli avevano procurato le paralisi del lato destro del corpo, fu invitato da San Fantino a leggere durante la veglia notturna che precedeva la festa degli apostoli Pietro e Paolo l’elogio in versi scritto in loro onore da San Giovanni Damasceno. 

Durante la lettura il malore andò scemando a poco a poco fino a scomparire.
Un giorno San Fantino comunicò a San Nilo una sua visione. Aveva visto i monasteri in rovina trasformati in “luride abitazioni di giumenti” e bruciati dal fuoco e i libri gettati nell’acqua e resi inservibili. Il Santo intravide in quella visione la futura sorte dei monasteri che avrebbero subito la distruzione non solo per le incursioni dei Saraceni, ma anche per “il generale decadimento della virtù ed il rilassamento della disciplina”. 

Il Santo, rispondendo ad una ispirazione che lo spingeva a lasciare la Calabria, all’età di sessant’anni con i discepoli Vitale e Niceforo s’imbarcò alla volta della Grecia. Durante il viaggio, venuta a mancare l’acqua per i passeggeri, il Santo fece riempire tutti i recipienti d’acqua marina, che a un segno di Croce fu trasformata in acqua potabile. Raggiunta Corinto, si recò ad Atene per visitare il tempio della Madre di Dio. Si mosse quindi verso Larissa, dove dimorò a lungo presso il sepolcro del martire Sant’Achille. Trasferitosi a Tessalonica abitò per quattro mesi nel monastero del santo martire Mena. Lasciato quel cenobio andò ad abitare fuori le mura della città.


A Tessalonica il Santo, dopo aver recitato “la straordinaria preghiera di Filippo di Agira”, guarì prodigiosamente un malato di nome Antipa. un giorno, mentre si recava al tempio della santa martire Anisia, s’imbattè nei santi monaci dell’Athos Atanasio e Paolo, che illuminavano “le solitudini come un faro” e rese gloria a Dio per quell’incontro. 

Il Santo, ridotto orma in fin di vita, fu visitato dai monaci Simone e Fozio, ai quali rivelò che Pietro Sclero stava scrivendo un libro per appropriarsi dell’autorità con la ribellione, ignorando la fine alla quale andava incontro.
San Fantino morì il 30 agosto 985, e Gli ortodossi lo festeggiano questo giorno dopo avere abbracciato e benedetto i monaci che lo assistevano e fu sepolto con grande solennità nel luogo da lui prescelto.

Nel Sinassario di Costantinopoli la memoria del Santo ricorre il 14 novembre. Statue di San Fantino in abiti monacali sono venerate a Chorio di San Lorenzo in diocesi di Reggio-Bova e a Lubrichi, in diocesi di Oppido Mamertina Palmi, dove la festa del Santo con processione viene celebrata il 31 Luglio. A San Fantino juniore o l’egumeno , furono dedicati molti monasteri e chiese, tracce di questi ruderi si possono ancora trovare a : Cutro, Bruzzano, Orsomarso nella chiesa di San Leonardo(dove vi sono le immagini di San Fantino e sua madre Vrienna, in abiti rinascimentali) a Simeri Crichi, Torraca(Salerno), Mammola, Santa Cristina d’Aspromonte, Lubrichi, 

Ad opera del Santo avvennero alcuni prodigi e opere di carità.

  • Un’orsa che devastava gli alveari del monastero fu allontanata definitivamente col solo cenno della mano. 
  • All’invocazione del suo nome zampillò d’improvviso un getto d’acqua abbondantissimo per dissetare dei monaci, i quali affaticati andavano in cerca di alcune mule che si erano allontanate dal pascolo. 
  • A Tessalonica indusse pure al pentimento un giudice che angariava la popolazione per avidità del denaro e un personaggio che occupava la carica più alta della città e compiva dei soprusi nei confronti di una vedova indifesa e di un orfano. 
  • Una donna fu guarita con della terra cosparsa sugli occhi malati.
  • Un uomo afflitto da cefalea e da mal di denti ottenne d’improvviso la guarigione. 
  • Un moribondo ritornò in perfetta salute dopo un bacio datogli dal Santo. 
  • Una filatrice che doveva a un tale “molte monete d’oro” per suo mezzo ebbe condonata parte del debito. 
  • A una povera vecchia che gli chiedeva qualche spicciolo diede la sua tunica. 
  • Predisse l’insuccesso di una tribù di Bulgari che si preparavano a fare razzia nella regione. 
  • Due fratelli, “gonfi di veleno e d’inimicizia”, furono rappacificati. 
  • Fu indotto al pentimento un pentolaio che da sette anni “nutriva un’inimicizia implacabile nei riguardi di suo figlio”. 

Scrive Basile che riprende in parte Padre Rocchi nella biografia del 1898 del santo (A. Basile: Il culto di San Fantino il taurianese, Grottaferrata 1948) di San Fantino il Cavallaro:”Quanto al suo culto sul luogo dell’antica città di Tauriano, presso Palmi, facevo notare come, perdutasi con l’andare del tempo la tradizione del Seniore (Fantino il cavallaro), fosse avvenuta una certa contaminazione, per cui il 24 luglio , ricorrenza del seniore secondo gli antichi agiografici, si festeggia invece in quella località s.Fantino juniore, di cui si ha anche una statua.

Sappiamo ormai che la statua in abiti vescovili nella chiesa nuova di San Fantino a Taureana, non sia di San Fantino il Vecchio, dato che egli non era un religioso ma un laico.

Altri santi che nacquero nell’antica città:

Don Paolo Gualtieri nel suo”Glorioso trionfo over leggendario di SS. Martiri di Calabria” edito nel 1700 scrive di Taureana:

“…Dè santi martiri, Theodolo, e compagni, da Tauriano la cui festa si celebra alli quindici del mese di giugno…”

Elia D’amato in Pantopologia Calabra, Napoli 1725, scrive: “Tauriano città marittima posta nell’ultimo della piana di San Martino, dove hoggi è il castello di Gioia, fu cattedrale delle prime. Di essa, e dei suoi con vicini furono nativi i santi martiri Theodolo, Candido, Proto, Crisogono, Antenore, e il Beato Fantino..”.

Inoltre aggiunge: “…Si gloria(Taureana)dei santi Quintiniano, Nivito, Canziano e Canzianilla martiri e di San fantino s. Zaccaria, San Giovanni vescovo della città e inoltre  i santi Fanzio e Deodata genitori di san Fantino, i quali col proprio sangue onorarono la Brettia e la Fede.”

Inoltre vissero e nacquero a Tauriana o nel suo territorio i santi :

  • San Mercurio(III Sec.), Caterina, luca di tauriana, luca di demenna, luca di castronovo, tutti del X sec., Luca d’Isola(XI- XII SEC.), San Filareto etc… 
  • Ss Fanzio e Deodata genitori di San Fantino morti si presume martiri prima del 336 d.C.
  • San Zaccaria, vissuto a tauriana nel X sec., fu uno dei superiori del monastero del Mercurio e resse il monastero di San Zaccaria nei pressi del Ponte Vecchio.
  • San Giovanni, vissuto a tauriana nel X sec. fu uno dei superiori del monastero del Mercurio
  • San Teodoro nato a Tauriana, figlio di santa Caterina e morto nel sec XI
  • San Luca di Tauriana fratello di san fantino L’Egumeno, archimandrita del monastero del Carbone
  • Santa Caterina sorella di san Luca e di san Fantino nata a Tauriana  come egumena del monastero  e morta il 28 gennaio nel sec.X

Francesco Saletta