“Il paese e l’ombra” di Vito Teti – Riflessioni sull’emigrazione

“Il paese e l’ombra” di Vito Teti – Riflessioni sull’emigrazione

11 Maggio 2021 Off Di kairosmag
Foto di Vito Teti, Santuario “S.Maria della Stella” (Reggio Calabria) ,1986, Francesco Bellissimo e famiglia in uno dei suoi ritorni in paese in Calabria.
Riprese dal suo libro “Il paese e l’ombra”

“Vi sono più enigmi nell’ombra di un uomo  che cammina al sole che in tutte le religioni del passato, del presente e del futuro.”

Giorgio de chirico

Ho letto con molto piacere e immedesimazione questo testo che, anche se ha preso vita ben 32 anni fa, nel 1989, è tutt’ora attuale viste le dolorose tematiche sulla Calabria che affronta.

Tra i temi principali trattati dal professor Vito Teti, troviamo  quello dell’emigrazione dei calabresi in terre lontane come quelle americane. In questo mondo, tanto distante  dalla loro Calabria nasce Il Paese due, che è il riflesso del paese d’origine Il Paese uno, ecco che si presenta a noi un altro argomento importante, lo sdoppiamento,  un doppio che vuole ricreare storie, abitudini, folklore e tradizioni che l’emigrato ha abbandonato nel suo luogo  d’origine. Tutto ciò causa negli individui un senso di smarrimento, anche nelle famiglie e in tutti coloro che restano “al paese” e vengono sopraffatti dal senso di abbandono.  

L’emigrato viene perseguitato dalla paura come se fosse la sua ombra; paura di non rientrare più nella sua casa, tra i suoi compaesani, paura di perdersi fuori da sé e soprattutto paura di morire lontano dalla sua patria e non sapere dove essere seppellito.  Paura che i suoi cari rimasti al paese muoiano senza che lui lo sappia. Una convivenza in una situazione di lutto continuo.

L’emigrato non riesce a staccarsi dal paese che diventa la sua ombra smarrita. Una sorta di ombra cade anche sui paesi calabresi che d’improvviso si ritrovano svuotati dalla gente che è la loro linfa vitale.

Fotografie di Vito Teti, Toronto-Canada ottobre – novembre 1982.
Riprese dal suo libro “Il paese e l’ombra”
Foto di Vito Teti, San Nicola da Crissa, Carnevale 1989
Riprese dal suo libro “Il paese e l’ombra”

Narratore dell’erranza, del calabrese in partenza, degli uomini in viaggio, della  perenne fuga da sé è Corrado Alvaro dal quale sono riportati in questo volume diversi estratti. Con l’avvento della fotografia si è cercato in qualche modo di alleviare il dolore, la ferita che la lontananza provoca.

Leggendo questi argomenti, soprattutto quello del doppio, dell’altro fuori da sé, ho subito pensato ad una figura  importante e a volte inquietante dei romanzi letterari che è quella del gemello (Lo strano caso del Dottor Jekyll e del Signor Hyde, per fare un esempio). Il sosia che spesso è la rappresentazione del lato oscuro, del peggio di noi stessi scaturito da un fatto drammatico, come drammatico è il problema dell’emigrazione.

Purtroppo, ancora oggi, per tante persone, soprattutto per noi giovani calabresi (o anche del Sud Italia in generale), questo problema è fortemente presente e pressante. E questa volta non serve andare lontano come hanno fatto i nostri antenati.  La maggior parte è costretta a trasferirsi al Nord Italia per studiare, perché ad esempio non abbiamo una rete ferroviaria adeguata per poterci spostare anche solo per poter arrivare a Cosenza o a Messina. Tanti piccoli centri sono isolati, neanche un autobus che li possa collegare al resto della regione.  Chi è più fortunato può permettersi una stanza in affitto anche se a cifre esorbitanti nonostante viva ad appena un’ora e mezza dall’Università. Molti studenti nonostante facciano sacrifici perché vogliono restare nella loro terra, completato il loro ciclo di studi sono obbligati a partire verso le grandi città perché in Calabria è difficile trovare lavoro o se si trova è in nero e sottopagato.

A conclusione di queste mie osservazioni sento di dire che Il paese e l’ombra è un libro rapportabile in pieno alla situazione attuale della nostra amata Calabria, in cui non si vive solo di bei panorami e bei posti da visitare. Anche perché non tutti sanno sfruttare il potenziale naturale dei propri luoghi, spesso vittime di campanilismi assurdi, tenuti nascosti per una sorta di gelosia del posto.

Jessica Malagreca